Quando arriva il momento di chiudere un capitolo, che sia un trasloco o la cessazione di un’attività, bisogna anche occuparsi delle forniture domestiche. Tra queste, la disdetta dei contratti di luce e gas è un passaggio fondamentale, spesso trascurato finché non emergono problemi. Per evitare disguidi e addebiti non dovuti, è bene sapere come muoversi.
Disdetta luce e gas: come effettuarla. Ecco tutto ciò che serve sapere per gestire correttamente la disattivazione di un contratto di fornitura energetica.
Per appofondire: “Voltura luce: come cambiare intestatario alla bolletta dell’energia elettrica”
Disdetta, cessazione o cambio fornitore: differenze
Partiamo con una distinzione essenziale. Con “disdetta” si intende la richiesta di chiusura definitiva del contratto, con conseguente disattivazione del contatore. Questa operazione porta alla cessazione della fornitura.
Diverso è il caso in cui si decide di cambiare gestore: in quel caso, non occorre inviare alcuna disdetta. Basta sottoscrivere un nuovo contratto e sarà il nuovo fornitore a gestire il passaggio, garantendo la continuità del servizio.
Quando e perché richiedere la disdetta
La disdetta va richiesta quando non è più necessario mantenere attiva una fornitura. Accade, per esempio, in caso di trasloco, alla scadenza di un contratto d’affitto o alla chiusura di un’attività. Se nessuno subentrerà nella gestione dell’immobile, è opportuno procedere con la cessazione dell’utenza per evitare consumi inutili e addebiti.
Cosa serve per disdire un contratto
La richiesta di disdetta deve essere inviata al proprio fornitore. Ogni operatore mette a disposizione moduli specifici, accessibili dal sito web o richiedibili tramite call center o area clienti. La comunicazione può essere inviata via email, fax, telefono o raccomandata con ricevuta di ritorno.
Affinché la richiesta vada a buon fine, è importante fornire:
- dati dell’intestatario del contratto (nome, cognome, codice fiscale, documento);
- codice cliente, POD (per la luce) o PDR (per il gas), reperibili sulla bolletta;
- autolettura aggiornata del contatore;
- indirizzo per l’invio della bolletta di conguaglio;
- data desiderata per la disattivazione del servizio.
Quanto costa e quanto tempo ci vuole
Il costo della disdetta varia in base al contratto e al tipo di mercato. Nel mercato libero, le tariffe sono definite dal fornitore stesso. Nel servizio di maggior tutela (terminato per i clienti domestici a luglio 2024), la disattivazione luce costava circa 23 euro. Per il gas, i prezzi sono regolati da ciascun distributore locale.
Le tempistiche standard prevedono che il fornitore trasmetta la richiesta al distributore entro due giorni lavorativi. A sua volta, il distributore ha cinque giorni per eseguire l’intervento. In tutto, l’intero iter richiede tra 8 e 10 giorni lavorativi.
E se ci sono ritardi?
Se il distributore non rispetta i tempi stabiliti, il cliente ha diritto a un indennizzo automatico. Per l’elettricità, l’importo varia da 35 a 105 euro in base all’entità del ritardo. Per il gas, se si possiede un contatore fino alla classe G6, il rimborso è di 35 euro, con possibili maggiorazioni in caso di attese più lunghe.
Cessazione definitiva o passaggio a un altro fornitore?
Se vuoi semplicemente cambiare gestore per trovare un’offerta più conveniente, non devi inoltrare alcuna disdetta: sarà il nuovo operatore a gestire tutto. La disdetta vera e propria si usa solo quando non si intende più usufruire del servizio.
Ricorda anche che, se scegli la cessazione definitiva, dovrai rispettare i termini di preavviso previsti dal contratto (di solito non superiori a 30 giorni).
Per qualunque dubbio, contattare il servizio clienti del proprio fornitore resta la via più semplice per ricevere assistenza e completare correttamente la disdetta.
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